In merito alle prime possibili e caute ipotesi di riapertura dei teatri e delle sale cinematografiche annunciate in queste ore (ipotesi del 27 marzo con il 25% dei posti nelle sale, solo nelle zone gialle e subordinate all’andamento epidemiologico nei 15 giorni precedenti), se da un lato non possiamo non esprimere soddisfazione riguardo al fatto che si siano create le condizioni per la riapertura di luoghi così importanti per l’intera comunità, dall’altro non possiamo non ripetere quanto già dichiarato in ogni intervista e in ogni comunicato rilasciati prima e dopo la nostra ultima iniziativa di lunedì 22 febbraio “Facciamo luce sui teatri”.
In un’epoca incerta come quella che stiamo vivendo, lo spettacolo dal vivo in particolare costituisce uno dei pochi avamposti di una realtà fatta di carne ed ossa e anche per questo chiediamo che sia trattato con la dovuta attenzione. Il settore che comprende teatro e cinema, per sua stessa natura, necessita di una ripresa che deve essere programmata e calibrata con estrema consapevolezza e deve tenere conto dei tempi e delle modalità produttive proprie di questo comparto, concertando le esigenze di tutte le parti sociali coinvolte. Per questo motivo tutte le ipotesi di riapertura di questi luoghi devono essere accompagnate, innanzitutto, da un piano strutturale di supporto e sostegno per tutti quei lavoratori che non potranno essere immediatamente inclusi nel ciclo produttivo e che dovranno attendere la totale ripresa del settore, vale a dire un adeguato piano di welfare che tenga conto del concetto di discontinuità ed intermittenza.
Continuiamo perciò a sperare che, consapevoli di questo e insieme alle dichiarazioni di intenti espresse in queste ore, le Istituzioni, in accordo con tutte le parti sociali coinvolte, sapranno farsi carico di un tema così complesso e articolato come quello della ripartenza dei luoghi della cultura e dello spettacolo.