In data 1 giugno 2021 i delegati di Unita, Francesco Bolo Rossini e Stefano Scherini, hanno incontrato i Ministri Andrea Orlando (Lavoro) e Dario Franceschini (Cultura) sul tema ammortizzatori.
La call ha visto la partecipazione di alcune sigle (associazioni, registri e coordinamenti) che operano nel comparto artistico (attori, musicisti e autori), nonché di alcune sigle che si occupano di lavoratori del comparto tecnico e delle maestranze. Unita ha prodotto, congiuntamente ad altre realtà quali Amleta, Attrici e Attori Unit_, Facciamolaconta, Presìdi Culturali Permanenti, Regist_ a confronto, Registro di Categoria Attrici e Attori professionisti campani, un documento (che troverete in fondo all’articolo), con l’intento di sottolineare alcune criticità emerse dall’analisi del DL denominato “sostegni bis”, il recente provvedimento governativo che interessa la fase emergenziale nonché la prospettiva di ripresa del Paese. All’interno del decreto sono contenute misure riguardanti il settore spettacolo (in particolar modo negli articoli 66, 67, 68) che hanno lasciato perplessi e preoccupati i lavoratori del nostro comparto.
Dopo una premessa istituzionale che ci ha informato sull’opportunità di sfruttare al meglio il carattere emergenziale del DL e, quindi, di agganciare ad esso alcune misure e provvedimenti legati al nostro settore utilizzando la corsia preferenziale legata alla particolare procedura legislativa, abbiamo rappresentato ai ministri le nostre perplessità. La prima istanza che abbiamo ritenuto doveroso illustrare al legislatore è quella che riguarda la natura subordinata della nostra professione. È un percorso, questo, che abbiamo individuato da tempo e che intendiamo perseguire, di concerto con le altre realtà cofirmatarie del documento, per salvaguardare la maggiorparte dei diritti e delle tutele dei lavoratori del settore spettacolo che altrimenti risultano irraggiungibili in regime di autonomia. Il Ministro Orlando ha replicato che l’istituto del lavoro autonomo a partita iva non può essere espunto dai casi presenti nelle modalità riguardanti le professioni del nostro comparto per motivi di equità (nei confronti di altre professioni ugualmente intermittenti) e di sostenibilità economica. Non ritiene altresì possibile la creazione di una figura ibrida, che sia cioè considerata dipendente subordinata in termini di diritti e tutele ma che possa utilizzare in autonomia il regime fiscale della partita iva favorevole alle imprese che lo richiedono. Queste argomentazioni, che si contrappongono alla visione di natura subordinata del lavoro che proponiamo insieme alle altre sigle, sono spesso ricorrenti nei temi ministeriali, e rappresentano ostacoli giuridici importanti che continueremo a valutare.
Successivamente, dopo aver avuto la rassicurazione che gran parte delle misure mancanti in questo DL saranno affrontate in altri ambiti (legge delega e prossima legge di bilancio), abbiamo affrontato il tema delle giornate lavorative utili al conseguimento dell’anno contributivo. Il Professor Lorenzo Casini, Capo di Gabinetto del Ministero della Cultura, ci ha illustrato velocemente i cambiamenti apportati: si passa da 120 a 90 giornate (versate nel Fondo Pensioni Lavoratori Spettacolo), o, in alternativa a 60 (FPLS) + 30 in altra cassa, per vedersi riconosciuto l’anno contributivo ai fini pensionistici. Se non si dovessero raggiungere le soglie descritte, si può ottenere lo stesso riconoscimento con almeno 45gg versati per 10 anni o attraverso una dichiarazione reddituale di almeno euro 26810,16 all’anno (cifra che riteniamo eccessiva ed irraggiungibile per molti lavoratori).
Oltre a ciò, i ministri hanno illustrato la misura c.d. ALAS, una sorta di “disoccupazione per partite iva”, conseguibile attraverso alcuni parametri che ne permetterebbero l’accesso, ma che ci lascia insoddisfatti sia in termini di calcolo (incumulabilità con la Naspi) che, soprattutto, per ciò che concerne la filosofia che la anima: ancora un incentivo al lavoro autonomo. Queste misure ci lasciano estremamente perplessi e ci ripromettiamo di attivare l’iter parlamentare di conversione che prevede la possibilità di introdurre alcuni emendamenti prima della definitiva entrata in vigore.
Unita ha rappresentato con forza alcune preoccupazioni in merito a questi provvedimenti e intende continuare la sua azione propositiva e migliorativa della norma poiché ritiene che solo i lavoratori direttamente coinvolti nel processo produttivo culturale possano coadiuvare il legislatore nella sua funzione di ristrutturazione giuridico-economica del settore. Rimaniamo in attesa di conoscere i termini del dibattito riguardante alcune misure ancora mancanti e da venire, quali la discontinuità (il c.d. SET, la norma che prevede un’indennità di intermittenza che riteniamo assolutamente irricevibile), la destinazione del fondo unico per lo spettacolo (F.U.S.) e l’osservatorio sulle pratiche datoriali.
Siamo assiduamente presenti e forti del supporto di oltre 1200 associati, costantemente in crescita, che ci spingono senza sosta verso una riforma equa e moderna del nostro settore. Una riforma sempre più necessaria e imprescindibile, vista l’importanza che la Cultura avrà per il nostro Paese in una prospettiva di rinascita e conseguente modernizzazione della società.
A questo proposito Unita è già al lavoro su temi fondamentali quali i diritti di immagine e i diritti connessi relativi ai prodotti in audiovisivo e spettacolo dal vivo proposti dalle piattaforme, vera risorsa economica spettante per tutti i lavoratori (anche secondo le recenti normative europee), e intende posizionarsi con tutto il suo peso nelle prossime trattative per i contratti nazionali collettivi.
Per far sentire la voce dei lavoratori abbiamo bisogno del supporto di tutti. Più siamo, più contiamo!